Elementi di Analisi Transazionale – 1/4

Da http://www.viveremeglio.org/psicolog/anatran1.htm#introduzione     2/06/2013

INTRODUZIONE ALLE TRANSAZIONI

Eric Berne è uno psicologo contemporaneo. Il suo grande merito è quello di aver elaborato un sistema di psicologia altamente semplificato che può essere insegnato a tutti, adolescenti compresi. La sua linea psicologica prende il nome di “Analisi Transazionale” per il fatto che si interessa dei meccanismi con cui gli individui interagiscono tra loro; meccanismi da lui definiti “transazioni”. Per transazione, pertanto, si indica qualsiasi scambio che avviene tra due o più persone: un dialogo è una serie di transazioni, così come lo può essere uno scambio di gesti di affetto.

L’Analisi Transazionale prende in considerazione queste “transazioni”, con particolar riguardo a quelle verbali, e ne deduce delle informazioni sulle quali è possibile basarsi per una eventuale terapia (o autoterapia), rivolta ad eliminare i vari elementi che possono risultare disturbanti nella vita psichica o affettiva di un individuo.

IL COMPORTAMENTO E LA SOPRAVVIVENZA

Tutto il mondo è un palcoscenico e tutti gli uomini non sono che attori, essi entrano ed escono; ed ogni uomo, nel suo tempo, recita molte parti. (Shakespeare).

Nel volume L’assassinio di Cristo, William Reich scrive che gli uomini, da tempi immemorabili, nascono in una “gabbia” di cui, a causa dell’abitudine, non vedono più nemmeno le parti. In questa gabbia ognuno cerca di fare il meglio che può, i musicisti la inondano di musica, i pittori ne riempiono di quadri le pareti, i negri ci cantano gli struggenti spirituals ed ognuno si ingegna di fare la sua parte.

Dal comportamento dipende la sopravvivenza. Questo vale per tutti gli esseri viventi però l’uomo, a differenza dell’animale, può cambiare l’ambiente in cui vive usando la sua intelligenza ed il suo ingegno.

La stessa intelligenza, che per tanti motivi è utile e necessaria, ha però sopito nell’uomo la saggezza istintiva. Egli necessita perciò di esempi, ed insegnamenti, per poter acquisire le modalità di comportamento che utilizzerà poi nel corso della vita. Questo fatto crea delle serie problematiche perchè non sempre i genitori, e gli educatori vari, sono in grado di fornire l’esempio più corretto, od i più saggi insegnamenti.

Il comportamento è pertanto la somma delle influenze, dei messaggi e delle esperienze, che ciascuno di noi ha catalogato dalla nascita in poi. Buona parte delle azioni che compiamo sono perciò automatiche anche se pensiamo di farle in completa consapevolezza e con la autodeterminazione più assoluta.

Quanto segue rappresenta un’analisi di alcuni dei comportamenti automatici, delle ragioni che li hanno instaurati e dei motivi che li mettono in azione. Vedremo pertanto le “tre posizioni esistenziali”, i “tre ruoli fondamentali” che l’uomo può recitare sul grande palcoscenico della vita; i “giochi psicologici” che egli attua per certe finalità ed i “copioni” che egli recita per ottenere ciò che vuole o semplicemente per sopravvivere.

Una attenta lettura di quanto segue, ed un onesto esame del proprio modo di agire, potranno certamente aiutare a raggiungere un modo di vivere più libero, più sereno e decisamente migliore.

LE POSIZIONI ESISTENZIALI

I bambini piccoli sono particolarmente aperti a tutti i tipi di influenze. Il tocco, nelle prime 6 settimane di vita, ed anche dopo in misura minore, rappresenta un elemento molto importante per creare nel bimbo un atteggiamento di sicurezza e fiducia. In seguito, con l’educazione, i bimbi vengono per così dire “programmati” e perdono in parte la loro sensibilità.

I bimbi sono molto aperti e percepiscono i messaggi relativi a loro stessi ed al loro valore nelle prime esperienze di vita che consistono nell’essere toccati od essere ignorati dagli altri. Assai presto imparano a guardare le espressioni dei volti ed a rispondere ad esse così come accade per il tocco ed i suoni.

Un bimbo che viene accarezzato ed a cui si parla dolcemente riceve perciò dei messaggi ben diversi di uno che viene ignorato o trattato malamente. Un bimbo che riceve pochi tocchi e poche attenzioni può, ad esempio, arrivare alla conclusione di essere una nullità e comunque qualcosa di non valido. Questo porterà in lui la sensazione di essere non a posto, in inglese NON OK.

La prima cosa che un bimbo, già nei primi anni, decide confrontandosi con gli adulti è quale delle seguenti posizioni esistenziali ricoprirà nella vita:

  • Io non sono ok, gli altri sì.
  • Io sono ok, gli altri no.
  • Io non sono ok, gli altri neppure.
  • Io sono ok, anche gli altri lo sono.

Il bimbo, pertanto, deciderà di assumere una posizioni che sarà dominante nel suo carattere, mentre le altre, pur coesistendo, avranno un peso minore. Va notato che l’atteggiamento universale nella primissima infanzia è quello “Io non sono ok, gli altri sono ok”. Questo accade perchè il bambino, a causa della sua situazione di dipendenza, si considera inevitabilmente inferiore alle figure adulte che lo circondano. Il bimbo, crescendo ed osservando coloro che lo circondano, potrà cambiare oppure no la sua posizione ed, eventualmente, accettarne una migliore o peggiore.

Vediamo ora il carattere di una persona quando ha assunto una delle posizioni esistenziali:

1. Io non sono ok, gli altri sì.
Questa persona si sente inferiore agli altri e tenderà alla depressione; in effetti è ancora nella medesima posizione della sua primissima infanzia.

2. Io sono ok, gli altri no.
È la persona che biasima gli altri per le sue miserie. Questa posizione viene assunta dai bambini malmenati brutalmente che arrivano a concludere “Se mi lasciano solo sto benissimo, io non ho bisogno di nessuno, lasciatemi solo”. Di solito questa posizione è sorretta da odio anche se ben celato; spesso ne fanno parte i delinquenti, i fanatici ed i criminali.

3. Io non sono ok, gli altri neppure.
Questa persona non ha alcun interesse nella vita, ne sono un esempio gli abulici. È la posizione assunta da coloro che non hanno avuto calore e attenzione nei primi mesi ed al loro posto hanno ricevuto rimproveri e percosse, magari anche dopo aver compiuto il secondo anno di età.

4. Io sono ok, anche gli altri lo sono.
È la persona che si piace e che accetta gli altri come sono.

Mentre molti individui rimangono nella posizione “Io non sono ok, gli altri sì” per tutta la vita, ve ne sono di fortunati che furono aiutati dai genitori a superare questa posizione esistenziale ed a raggiungere quella “Io sono ok, gli altri sono ok”.

Va notato che, mentre le prime tre posizioni sono acquisite nella prima infanzia e a livello subconscio (in base alle esperienze vissute), la quarta può essere acquisita anche da adulti mediante una decisione cosciente. È la posizione migliore, ma può essere accettata solo quando si dispone di un numero notevole di informazioni su noi stessi e gli altri.

Queste posizioni non appaiono mai nello stato puro in quanto ogni persona, seppur in modo percentuale, tende a collocarsi in almeno tre di esse. In effetti anche una persona “Io sono ok, tu sei ok” difficilmente lo sarà in modo perfetto, ovvero al cento per cento. Se potessimo osservarla nel corso della sua vita noteremmo che in certi casi assumerà un atteggiamento di leggera superiorità (Io sono ok, tu non sei ok) oppure di inferiorità (Io non sono ok, tu sei ok). Sarà comunque difficile che arrivi ad assumere la posizione “Io non sono ok, tu non sei ok”.

LE POSIZIONI ESISTENZIALI E IL COMPORTAMENTO

La posizione esistenziale di ogni persona la porterà ad una serie di atteggiamenti e comportamenti la cui conoscenza può essere di estrema utilità per comprendere come ella si ponga nei confronti di se stessa, degli altri e della vita in generale. La persona in una posizione “Io sono ok, tu sei ok” sarà sempre in grado di offrire la sua massima stima e fiducia. Ella considererà ogni individuo valutandone i pregi ed i difetti; cercando in questo modo di comprendere, più che giudicare, gli eventuali comportamenti aberrati.

Colui che si trova nella posizione “Io sono ok, tu non sei ok” è chiaramente diffidente e cercherà in tutti i modi di invalidare ogni consiglio, o suggerimento, che comporti un lavoro da parte sua. Ciò che egli cerca, in fin dei conti, è la convalida della sua posizione esistenziale. Il fatto di non riuscire a risolvere i suoi problemi neppure seguendo i consigli altrui non fa altro che rinforzare la sua posizione “Io sono ok, ma tu no”.

Al contrario di ciò che potrebbe apparire, la persona nella posizione esistenziale “Io non sono ok, tu sei ok” non è per niente facile da trattare. In un primo tempo si presenterà a voi con un’atteggiamento di assoluta incompetenza e sudditanza. Non fatevi ingannare, una conoscenza più approfondita vi dimostrerà che ogni collaborazione, da voi eventualmente richiesta, non sarà per nulla considerata.

Questo è il modo per suffragare la sua posizione esistenziale, dopo tutto se riesce a scaricare qualche responsabilità su di voi può chiamarvi in concorso di colpa e come dice il famoso adagio: “Mal comune mezzo gaudio”.

La persona che occupa l’ultima posizione esistenziale: “Io non sono ok, tu non sei ok” è certamente la più difficile da trattare. Difficilmente verrà da solo a chiedervi aiuto; la maggior parte dei casi vi sarà stato costretto da coloro a cui rende la vita insopportabile.

ESERCIZI CON LE POSIZIONI ESISTENZIALI

Cerca di definire in quale posizione collocheresti le persone che così si esprimono:

Nei confronti di se stesse:
– Io, se mi metto, riesco a fare qualcosa di buono.
– Non sono capace di fare niente.
– Luigi è veramente in gamba, io, invece, non valgo nulla.
– Io non merito di vivere.
– Ce l’hanno tutti con me.
– Noi uomini siamo solo degli animali.

Nei confronti degli altri:
– La gente è magnifica.
– Sei non ci fossi io questa famiglia andrebbe a rotoli.
– Tu che sei bravo, mi puoi dire come combattere la stitichezza?
– Cercano tutti di approffitarsi di me.
– Nessuno merita la mia fiducia.
– Tutti, in fondo, hanno qualcosa di buono.

Esame individuale:

Può esserti utile, quando hai compreso quanta percentuale di queste posizioni esistenziali sono presenti nel tuo carattere, rappresentarle come fette di torta, dividendo un cerchio che hai disegnato a questo scopo.
Quindi osserva la fetta più grande e decidi se è il caso di rivedere qualcosa del tuo comportamento oppure no. Ricorda che ogni processo di crescita individuale inizia con la comprensione che “noi”, prima di tutti gli altri, dobbiamo cambiare qualcosa della nostra vita.

Bibliografia

  1. E. Berne, Guida per il profano alla psichiatria e alla psicanalisi,
    Edizioni Astrolabio, Roma, 1969.
  2. E. Berne, A che gioco giochiamo,
    Edizioni Bompiani, Milano, 1982.
  3. D. Yongeward & M. James, Winning with people,
    Addison Wesley Publishing Company
    Reading – Massachusetts – UA.
  4. Thomas A. Harris, Io sono Ok, Tu sei Ok,
    Rizzoli Editore, Milano, 1974.
  5. Wilhelm Reich, L’assassinio di Cristo, Sugar Editore, Milano, 1972,